di dan
Quando esplose nel 2004, di Facebook non si sapeva praticamente nulla.
Ricordo bene la polemica sull'opportunità di questa innovazione. A quel tempo l'opinione generale era che fosse futile. Circolava questa voce che mi è sempre rimasta impressa: su facebook si cazzeggia soltanto. Era di moda pensarla così, per le opinioni, si sa, è questione di trend.
Con molti dei numerosi scienziati che sostenevano queste tesi ho avuto modo nel tempo di riparlare e trovare in rari casi le loro opinioni immutate, salvo poi saperli sul network sei ore al giorno, a riprova che la coerenza non è orpello di questo tempo.
Ma a distanza di dieci anni il punto è ormai un altro. Facebook è una realtà consolidata, non si tratta più di stabilire se crederci o meno. Si tratta piuttosto di conoscerne il funzionamento, dettaglio fondamentale per garantirsi (forse) la libertà e il controllo della privatezza di cui molti si riempiono la bocca.
La prima cosa da chiarire è che Facebook è un luogo di informazione, interazione ed influenza. Il nostro pensiero, le nostre idee, la nostra percezione delle cose non è impermeabile ai contenuti che ci vengono proposti. Per non essere vittima di questi contenuti diventa perciò cruciale avere un'idea del modo in cui è popolato il News feed. Cioè la “home” di facebook. Ad esempio: perchè certe notizie appaiono più spesso, perchè alcuni utenti ricorrono, perchè taluni contenuti sono ridondanti? Domande più che legittime, per risposte tutt'altro che scontate.
In questo post troverete:
a) cos'è edgerank e come funziona l'algoritmo di popolamento del feed;
b) la ridondanza dei contenuti;
c) riflessioni conclusive per una generazione di social networkers consapevoli.
Facebook ed edgerank
Partiamo da Facebook, il più grande social network del mondo (1 miliardo di utenti a Ottobre 2012 su circa 2,5 miliardi di persone con accesso a internet, altre info su mashable - wired – wikipedia). E' entrato nella nostra vita. Ci offre possibilità comunicative straordinarie, mantenere i contatti, esprimerci presso un pubblico di amici e non, amministrare un network di notizie, eventi, opinioni, fotografie, video, pettegolezzi, relazioni complicate, storiacce e storielle a seconda dei gusti e non necessariamente in quest'ordine.
Ma che cosa guardiamo quando ci colleghiamo a facebook?
Secondo le informazioni pubbliche rilasciate dallo stesso team di facebook, ciascun utente al momento della connessione è esposto in media a 1500 post. Impossibile mostrarli tutti; ma allora come stabilire un ordine di pubblicazione?
Nel 2006 questo problema non esisteva. Fu quello l'anno in cui Facebook introdusse il concetto di
news feed, letteralmente “alimentazione delle notizie”, ovvero mostrare a ciascun utente un “nastro” di contenuti provenienti dal suo sistema di amicizie. Era l'alba del news feed, gli utenti erano meno di 100 milioni ed era sufficiente favorire certe tipologie di contenuti, ad esempio le fotografie, per delineare un ordine di apparizione.
A partire dal 2010 facebook ha introdotto l'algoritmo edgerank.
Edgerank si basa essenzialmente su tre fattori :
Affinità – quanto è stretta la relazione fra l'utente e il contenuto/fonte;
Interazione – che tipo di azioni hanno interessato il contenuto;
Decadimento – quanto è recente il contenuto?
Cerchiamo di spiegare praticamente cosa significa. Facebook assegna un valore a ciascun contenuto. Più questo valore è elevato, maggiore sarà la probabilità che quel contenuto appaia nel nostro news feed quando ci colleghiamo. Questo valore tiene conto di tre elementi sostanziali. In primo luogo quanto siamo vicini all'autore del contenuto o al contenuto stesso. Vale a dire che se la nostra storia recente riporta numerose interazioni con quell'utente o con contenuti collegati, facebook riterrà il contenuto affine. Poi c'è il tipo di interazione: i contenuti che ricevono numerose interazioni hanno maggiori probabilità di essere visualizzati. Infine c'è il tempo di decadimento del contenuto: più è recente, maggiori sono le possibilità di vederlo apparire.
Questo è sommariamente il funzionamento di edgerank. Vi sono poi una pletora di aggiornamenti, indiscrezioni, precisazioni che possono arricchire l'argomento. Si tenga presente che parliamo di pratiche su cui facebook mantiene uno stretto riserbo, quindi non è facile stabilirne perfettamente i contorni. Vi sono però un paio di aggiornamenti di rilievo che nell'ultimo anno hanno dato una spinta ulteriore:
aumento del peso delle interazioni che avvengono subito dopo la pubblicazione. Questa scelta sarebbe il portato (secondo alcuni) di un interesse economico di facebook per spingere all'advertising preventivo gli utenti con grosso budget;
aumento del peso dei contenuti appena pubblicati rispetto a quelli più vecchi. Questa scelta favorirebbe gli account media e si spiegherebbe con il tentativo di facebook di combattere twitter sul campo delle “breaking news”;
introduzione del parametro “trending”, che aggiungerebbe valore ai contenuti di trendtopic, ovvero se parli di un argomento che fa tendenza ti pubblico di più.
La materia è controversa e non è nelle velleità di questo post fornire un compendio affidabile delle successive integrazioni di edgerank. Ciò che conta, come detto all'inizio, è far luce sul funzionamento complessivo del sistema. Il punto è: i contenuti non hanno lo stesso peso. Vediamo cosa significa questo nella vita di tutti i giorni su facebook.
La ridondanza dei contenuti
Questo è un tema delicato. Il rischio è che gli utenti su facebook finiscano per crogiolarsi nelle loro stesse idee, in un meccanismo di mera autorassicurazione. Perchè se l'affinità e l'interazione con certi contenuti/utenti determina una preminenza di quei contenuti, allora nel mio news feed tenderanno a scarseggiare i contenuti di matrice ideologica diversa. Questo è un bene o un male? A ciascuno la sua risposta.
Nell'epoca dell'autoprofilazione, in cui i grandi marketers online ti forniscono le merci che stai cercando prima ancora che tu le abbia cercate, sulla base dei tuoi comportamenti di navigazione, sembra quasi automatico dover restituire all'utente i contenuti che egli stesso ha profilato con le proprie interazioni. Ma l'utente non sempre si comporta nel modo giusto. Non sempre le sue opinioni sono corrette, ma soprattutto per alcuni potrebbe essere importante vedere contenuti che pur non essendo affini, rappresentano una fonte di diversità intorno alla quale eventualmente consolidare la propria opinione.
A questo proposito conviene citare alcuni esperimenti che sono stati condotti sul social network. Matt Hanon, redattore di wired, in questo post (qui una versione in italiano su dailystorm) racconta il suo interessante esperimento, ovvero mettere un like su qualsiasi cosa gli apparisse nel news feed. I risultati gli hanno permesso di verificare un radicale cambio di contenuti all'interno del suo news feed, con un avvicinamento ad aree ideologiche in precedenza mai esperite.
Un altro esperimento interessante è stato condotto proprio da facebook, ad insaputa dei suoi stessi utenti. I risultati sono poi stati pubblicati sulla rivista proceedings of natural sciences of usa. Un gruppo di circa 680.000 utenti è stato inserito in un programma di distorsione di edgerank, che ha permesso di mostrare loro solo contenuti emozionalmente positivi. L'esperimento ha mostrato un contagio emotivo attraverso il social network, suscitando peraltro numerose polemiche sulla legalità di questo comportamento. Il punto è che la composizione del news feed parrebbe influenzare l'umore dell'utente. Le conseguenze, per come la vedo io, sono ancora largamente inimmaginate.
Conclusioni per social networkers consapevoli
Cosa resta di tutto questo discorso. Un uso corretto del social network è possibile? In futuro possiamo aspettarci che facebook mantenga un comportamento “etico” nei riguardi dell'organizzazione dei dati?
Facebook è un'azienda quotata in borsa. Il suo fine è la produzione di capitali e dunque il suo principale interesse è spingere gli utenti ad una consultazione compulsiva ed il più possibile prolungata sul social network. Non si tratta di demonizzare questo o quel colosso, è un fatto. Bisogna tenerne conto, tutto qui. Non è che Coca Cola o Google si comportino in modo diverso.
Ma nonostante ciò una generazione di networkers consapevoli non può che ampliare i propri orizzonti. In primo luogo tenendo a mente che le problematiche collegate alla gestione dei cosiddetti big data sono uno dei grandi temi – forse il primo tema – su cui riflettere per il futuro. La mole di dati prodotti dalle nostre interazioni (ormai continuative) sui social network è talmente grande da essere pressochè inimmaginabile. Ma esistono sistemi di monitoraggio e aggregazione di questi dati, che restituiscono risultati strabilianti sul comportamento dei gruppi sociali e sulla loro profilazione. Questo è un argomento vasto e spinoso, che non può essere trattato in questa sede.
Per quanto riguarda poi l'uso del social network, occorre ricordarsi che i contenuti che visualizziamo con maggiore frequenza al momento sono il frutto delle nostre interazioni.
Non è la verità assoluta, per quanto appaia giusta. Non è la normalità, ove mai ne esista una. E' solo una rappresentazione e deve essere messa costantemente in discussione.
Certo se poi continuano ad apparirvi post di cuccioli dagli occhioni blu, beh almeno adesso sapete di chi è la colpa. Stat senza penzier.
Scrivici, non sottovalutare il ritorno che può darti la bellezza.
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